16 maggio 2012 – Assisi – Montecatini Terme

Le pedivelle indipendenti.

Powercranks

“Ho avuto modo di confrontarmi con diversi corridori presenti al giro d’Italia. Ho scoperto con piacere, che molti di essi ormai hanno preso l’abitudine di fare allenamenti specifici con uno strumento che io reputo fondamentale ed insostituibile: le pedivelle indipendenti. A cosa servono?

Partiamo col definire che una pedalata cosidetta “da manuale” si contraddistingue di 4 fasi:

1. LA SPINTA La gamba esercita una pressione dall’alto verso il basso. Il piede si mantiene nella posizione più orizzontale possibile. I muscoli coinvolti sono: gluteo nella prima fase, quadricipite femorale e polpaccio nella seconda fase.
2. PUNTO MORTO (Inferiore) Punto in cui la gamba passa dalla fase di spinta a quella di trazione.
3. TRAZIONE Si tira quindi verso l’alto con la gamba flettendo il ginocchio e spingendo il tallone verso l’alto. I muscoli coinvolti sono: tibiale anteriore nella prima fase, bicipite femorale, semimembranoso e semitendinoso nella parte centrale e ileo psoas nella fase finale.
4. PUNTO MORTO (superiore) Situazione opposta al punto morto inferiore, dove si effettua una specie di “frustata” del piede che proietta la punta in avanti abbassando il tallone.

Per avere una pedalata il più efficiente possibile, quindi, bisogna avere un’adeguata spinta, una trazione attiva e una capacità di superare i due punti morti il più velocemente e con meno dispersione possibile.
Alla luce di tutti i test da me effettuati in laboratorio, la maggior parte dei ciclisti, presentano alcune noti dolenti: la quasi mancanza della fase di trazione e un’asimmetria di potenza sbilanciata verso la gamba dominante.

Perchè questa dilagante mancanza di trazione e questa disparità totale tra arto dx e sx?

Semplicemente perchè la pedalata è un gesto che abbiamo imparato, chi più e chi meno, in età avanzata. Lontano da quell’età cardine in cui nascono le “abilità” motorie e si vanno a creare automatismi che ci accompagneranno per tutta la vita. E’ stato dimostrato che l’età in cui vengono immagazzinati in maniera indelebile e con la massima efficienza possibile ogni schema motorio, è tra i primi mesi di vita ed i 7 anni circa.

Chi di noi ha imparato una pedalata rotonda e completa (quindi con sganci rapidi o puntapiedi) entro quell’età? Quasi nessuno.

A questo punto bisogna andare ad imparare un gesto e fissarlo nella mente. L’unico strumento attualmente in commercio che ci rieduca a pedalare in maniera corretta ed efficiente, sono le pedivelle indipendenti (PI).
Le PI, a differenza delle pedivelle abituali, sono 2 pedivelle completamente autonome e svincolate tra loro. In posizione di riposo sono entrambe nel punto morto inferiore.
Appena si sale su una bicicletta dotata di PI si capisce subito che la pedalata corretta e completa è un gesto assolutamente assente nel nostro bagaglio. Dopo una manciata di evoluzioni, i muscoli adibiti alla fase di trazione (ileo psoas in primis) ci abbandonano. Si riempiono di acido, bruciano e ci costringono a fermarci. Appena si prenderà un minimo di confidenza e di autonomia, ci si accorgerà che la gamba dominante sarà più fluida nella pedalata e avrà una cadenza maggiore. La gamba debole invece, ogni tanto, perderà la sincronia in un punto morto e tenderà a diminuire le rpm. Questo renderà impossibile proseguire la pedalata senza “resettarci” e ricominciare mantenendo tutta la nostra concentrazione.

Dopo diversi mesi, la pedalata sarà più rotonda e simmetrica e ci si stupirà una volta presa in mano la bicicletta con pedivelle tradizionali. Attenzione, però, questa abilità non è stata imparata da bambino. Dopo poco andrà nuovamente persa. Le PI dovranno diventare un fido compagno di allenamento che andrà ad affiancare ed integrare sempre la pedivella tradizionale.”


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