In passato ci siamo occupati di approfondire esattamente a cosa serve una visita biomeccanica e quali sono le caratteristiche di una buona visita biomeccanica nel ciclismo. Negli anni ci siamo però resi conto che è necessario e doveroso fare una precisazione in merito al compito del biomeccanico, in quanto esiste a volte un po’ di confusione su questo argomento.
Per prima cosa è infatti necessario sottolineare che il compito del biomeccanico è quello di trovare una regolazione ottimale della bici, ovvero di tutti i punti di contatto tra il ciclista e la bici. Grazie ad un intervento professionale di biomeccanica avanzata e all’esperienza del biomeccanico, che deve essere in grado di leggere correttamente anche le caratteristiche del ciclista che si trova di fronte a sé, è possibile infatti avere un bike fitting, ovvero un posizionamento in sella ideale.
Questo significa che con l’aiuto di questo specifico professionista, ogni ciclista può individuare l’assetto migliore, in base alle proprie caratteristiche fisiche e ai propri obiettivi. Questo permette di conseguenza di avere una bici tarata in modo ottimale, in modo che non possa andare a innescare patologie nel ciclista. In ogni visita biomeccanica vi è quindi una fortissima componente di prevenzione (evitare la formazione di tecnopatie dovute alla ripetizione protratta nel tempo di movimenti fatti con un’impostazione errata).
Biomeccanica, non solo prevenzione
Una visita biomeccanica completa permette inoltre di migliorare le proprie prestazioni in sella, grazie ad una pedalata corretta, di avere un maggiore comfort durante le uscite e di attenuare la patologie in corso. Questo aspetto è di fondamentale importanza, smettere di pedalare con un errato posizionamento e passare ad una postura corretta in sella offre la possibilità di attenuare le patologie in corso ma chi ha una patologia fisica posturale invalidante non può pensare di risolverla solo con una visita biomeccanica.
In presenza di una casistica di questo tipo, come per esempio una tendinite cronica o una mobilità ridotta dell’anca, il biomeccanico farà comunque il suo lavoro specifico di assetto sulla bici, andando a identificare anche l’assetto migliore per far fronte a quella patologia specifica ma è evidente che quest’ultima dovrà essere trattata con un approccio sanitario. Sembra scontato dirlo ma in alcuni casi non lo è, un ciclista che si presenta in studio, ipotizziamo, con un tendine ingrossato, uscirà dallo studio con un posizionamento ideale per quella circostanza ma il suo problema al tendine ingrossato resterà ancora da risolvere.
Quando è necessario un intervento sanitario
Di conseguenza è importante sapere che: in caso di patologie abbastanza importanti il primo approccio dovrà sempre essere sanitario. Quindi il ciclista, oltre a sincerarsi di avere un corretto posizionamento in sella, dovrà rivolgersi ad un fisioterapista, ad un medico per trattare in modo specifico la patologia presente. Il tutto dovrà anche essere supportato da accertamenti diagnostici e dal normale iter necessario per curare qualsiasi problema fisico che richieda un intervento sanitario per capire quale possa essere il problema e per permettere al ciclista di guarire il prima possibile.
Il concetto importante da tenere a mente è che “la bicicletta non può guarire il ciclista” ma è importante che il ciclista abbia un posizionamento ottimale che non vada ad aggravare la situazione, anzi che al contrario possa attenuare le patologie in corso, e intraprenda un reale ciclo terapico apposito per la sua patologia specifica. In altri casi più lievi invece i problemi posturali dovuti ad un posizionamento in sella errato possono portare a piccole tecnopatie che si riassorbono in modo naturale nel tempo, grazie ad un posizionamento in sella ottimale e anche a degli appositi esercizi di stretching che il biomeccanico può suggerire al ciclista.
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