La sottile linea tra passione e pericolo: Il mio viaggio attraverso la fibrillazione atriale parossistica e lo sport

Sono Marco Gatti, titolare di Bici Lab, nato il 14 luglio 1975 a Vigevano. La mia vita è sempre stata una corsa contro il tempo per incastrare tutto: lavoro, piscina, bicicletta e corsa. Ero un triathleta a cui piaceva sfidare i propri limiti, facendo sempre il massimo.

Il 2013 è stato l’anno che ha segnato una svolta inaspettata nel mio viaggio: le prime extrasistole hanno fatto capolino nella mia vita. Nulla di troppo allarmante, all’inizio solo un battito cardiaco fuori dal coro che ogni tanto disturbava la sinfonia del corpo. Questo mi porta a fare uno screening cardiaco a 360° che evidenzia un cuore sano. 

Dopo anni di inattività, nel 2021 una sera succede che quella sensazione di battito anomalo che durava solo 1-2 secondi, si è stabilizzato ed è rimasto a lungo. Così al pronto soccorso scopro di avere in corso un episodio di fibrillazione atriale parossistica. Praticamente gli atrii smettono di lavorare con la giusta sincronia, cominciano a “fibrillare” non producendo più una spinta produttiva e i ventricoli si trovano a dover sopperire a questa mancanza lavorando il doppio in maniera totalmente disorganizzata, aritmica. Con una sensazione continua di un battito forte e della relativa pausa compensaria con senso di vuoto al petto. Una gran spiacevole sensazione.

Queste crisi sono diventate un appuntamento troppo frequente, e dalla terza volta, ho iniziato a gestirle da solo, seguendo un protocollo concordato con la mia cardiologa, la cosidetta tecnica “pill in the pocket” ovvero “pillola in tasca”. Così all’insorgenza prendo subito un anti-aritmico e un anti-coaugulante per scongiurare la formazione di trombi.

Nel mio percorso, ho scoperto che la fibrillazione atriale non è un esclusivo compagno degli anziani o dei sedentari. Infatti anche alcuni grandi campioni ne hanno sofferto.

Valutare bene il problema dell’allenamento eccessivo

Durante questa immersione a fondo del problema, scopro che l’allenamento eccessivo può essere un’arma a doppio taglio. Come ciclisti, abbiamo il dovere di ascoltare il nostro corpo e affidarci a preparatori atletici qualificati, che possano bilanciare il nostro impegno senza compromettere la nostra salute. Non si tratta solo di seguire un piano di allenamento, ma di personalizzarlo secondo le esigenze di ciascuno di noi. Ti segnalo anche questo articolo per approfondire l’argomento della fibrillazione atriale nel ciclismo.

La mia storia è un monito, una chiamata all’ascolto per tutti coloro che spingono sempre più in alto la propria asticella. Non ignorate i segnali del vostro corpo e parlatene sempre con un medico di fiducia, meglio se cardiologo con competenze sportive. Quando sentite un qualcosa di strano al cuore, cercate di prendere più informazioni possibili e portatele al Vs cardiologo. La salute è troppo importante per sottovalutarne anche solo un sintomo.

Capisco però che non è facile portare sensazioni, queste non porteranno mai ad una diagnosi. Io qualche mese fa, grazie ad Edson un cliente che ringrazio, ho scoperto una fascia cardio, come quelle che usiamo abitualmente in bici, che però memorizza anche un tracciato ECG ad una derivazione. Questo mi consente di monitorare ogni mia sensazione. Avendo un algoritmo che rileva le aritmie, quando torno a casa da un’uscita in bici, vado a verificare se c’è stato un battito anomalo proprio quando ho avvertito sensazioni strane. Questo mi ha permesso di far vedere il tracciato al cardiologo e avere risposte precise.

Una delle cause scatenanti di questa mia problematica, probabilmente è stato il troppo sport d’endurance fatto nel corso degli anni. Questo forti stress hanno creato dei micro-problemi al tessuto cardiaco che oggi, sommati tra loro hanno ingenerato appunto la fibrillazione atriale.

La mia transizione da atleta a fondatore e titolare di Bici Lab è stata guidata dalla convinzione che la qualità dell’allenamento prevale sulla quantità. Le mie esperienze mi hanno insegnato che l’allenamento troppo intenso per una durata troppo lunga, nei soggetti predisposti  può portare a problemi cardiaci, come la fibrillazione atriale.

La mia passione per lo sport non si è spenta; si è trasformata. Adesso, attraverso il mio lavoro a Bici Lab, aiuto altri atleti a trovare il giusto equilibrio, dimostrando che è possibile eccellere nello sport senza compromettere la propria salute. 

Ad oggi, la medicina e la tecnologia ci danno un aiuto fondamentale. Infatti molto recentemente è stato introdotto il parametro “strain“, “tensione”. Questa particolare fascia cardio di cui vi parlavo ha un algoritmo di AI che impara a conoscere le onde del mio ECG. Questa informazione, insieme al numero di atti respiratori gli consente di capire lo stato di salute del mio cuore: lo strain appunto. Un coefficiente numerico viene assegnato in tempo reale al mio battito cardiaco e al superare di una soglia mi avvisa vibrando, invitandomi a rallentare per non creare tensione al cuore.

Mentre scrivo queste parole, penso ai campioni di ciclismo che hanno sofferto come me, e ai progressi fatti nella medicina sportiva che permettono oggi di gestire meglio queste condizioni. Ma c’è ancora molto da fare per garantire che gli atleti possano competere in sicurezza senza rischiare la loro salute.

Infine, voglio trasmettere un messaggio a tutti coloro che fanno sport: non sottovalutate mai nulla soprattutto tutto quello che riguarda la salute. Al minimo dubbio, monitoratevi e avvisate subito un medico. Meglio perdere tempo (e far perdere tempo) che rischiare la salute.

Questa non è solo la mia storia; è un appello all’ascolto, alla moderazione e al rispetto del nostro corpo. È una testimonianza di come lo sport possa essere sia una fonte di gioia che un campanello d’allarme. E, soprattutto, è un invito a non smettere mai di pedalare, ma di farlo con consapevolezza e cura di sé.

 

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