Max alla Milano City Marathon

Un compagno di squadra ed un amico. Un piacere poter essere con lui alla sua prima maratona.

Max Ranzini

“L’idea della maratona di Milano, mi viene grazie, anzi per colpa, del Giro d’Italia. Quella promozione che mi avrebbe regalato la maglia rosa e il pass hospitality per una tappa del giro se l’avessi terminata, mi ha fatto nascere l’Idea malsana.

Così a metà ottobre mi iscrivo e contatto il "Micio" (come lo chiamiamo tutti in squadra) per un piano di allenamenti personalizzato. Ci incontriamo una mattina, ben 6 mesi prima della gara e studiamo una tabella di allenamenti che mi trasformi in un lunghista senza strafare e senza procurarmi infortuni. Proprio quel pomeriggio il dolore che avevo al ginocchio ben nascosto, esce con tutta la sua vigliaccheria. Due mesi di stop e riabilitazione. Iniziamo bene questa avventura.

Sempre sotto la supervisione del "Micio" iniziamo un percorso dove andiamo a potenziare il core e a combattere muscolarmente contro la mia tendenza a pronare nella corsa.

Anno nuovo e finalmente infilo le scarpette ed inizio a correre su strada. Ovviamente il piano di allenamenti fatto inizialmente, a suon di incontri e caffè col Micio, è stato completamente stravolto. Da quel piano di battaglia prudente è nato un piano di avvicinamento molto più condensato di lavori. D’altronde i mesi al via sono rimasti solo 4.

A fine febbraio, un’influenza mi ferma completamente per una settimana. Altre modifiche alla mia tabella di marcia. Come se non bastasse, un sabato di quelli che mi piacciono tanto, faccio un volo terribile con lo snowboard, batto forte su di un gluteo e mi costringo a letto un’altra settimana. Arriviamo a metà marzo dove mi ritrovo con poco ritmo e poco fondo. Altro cambio di tabella in corso d’opera. E il tempo comincia veramente a scarseggiare.

Morale, mi presento al via con soli 435 km nelle gambe. Si, solo 435 km. Senza aver mai fatto una maratona in vita mia. Il Micio continuava a dirmi "stai tranquillo, ci sarà da soffrire ma l’importante è arrivare al via riposato e non in overtraining". Ammetto di aver un pò di paura. Non tanto di non chiuderla ma di riuscire a correrla tutta. In ogni caso, mi fido ciecamente ed eccomi qua, per la prima volta finisher di una maratona in 3h 43’06”. 5’12” di media al km. Il mio ritmo. Mai avrei creduto di chiudere con questo tempo e di godermi questa giornata così tanto.

Ora, con ancora il male alle gambe, chiudo gli occhi e rivedo il film della mia maratona: in studio dal Micio a sognarla… col trainer della palestra a fare esercizi da contorsionista… col fisioterapista a sacramentare per il male… in casa che faccio impacchi… di corsa per le campagne gambolesi col Micio in MTB che mi segue e mi sprona… la mia famiglia che mi guarda stralunata… la pioggia al via, i milanesi a tifarmi e gli ultimi 200 metri a tutta provando quella gioia che solo un maratoneta può capire.

GRAZIE!”

Baropodometria

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