Molte volte mi è capitato di sentire i ciclisti che vengono al Laboratorio di Biomeccanica Bici Lab dire frasi di questo tipo: “come mai in sella non sono “bello” da vedere come Michele Bartoli?”
Effettivamente, in molti ci ricordiamo di Michele Bartoli e di come la sua schiena fosse perfettamente parallela al terreno quando stava con le mani in presa bassa. Lui, anche quando correva, era sicuramente l’esempio ideale di corretta postura in bici.
In questo caso è però importante sapere che buona parte dei meriti di una posizione del genere sono di Michele stesso. Nel senso che la natura lo ha dotato delle proporzioni migliori per essere in sella e di una schiena pressoché perfetta, ovvero elastica. A lui spetta il merito probabilmente di aver lavorato con impegno per mantenerla sempre elastica e funzionante.
Quando mi vengono poste queste domande, mi piace fare sempre esempi, per semplificare il discorso. Così prendo me stesso come esempio:
- sono alto (o basso, dipende dai punti di vista) 1,73 mt;
- capo anteposto;
- palle larghe da ex nuotatore.
Potrei definirmi tozzo. Non slanciato. Giusto?
Prova ora ad immaginarmi in camicia, cravatta e completo elegante. Come sono? Tozzo. Sempre tozzo. Prova ad immaginarmi con un 12-15 cm in più. Come sarei? Slanciato…”fico“…
Il messaggio che voglio dare è che posso prendere qualsiasi vestito, di qualsiasi taglia, girare la sostanza in qualsiasi maniera ma sempre tozzo rimango, ahimè. La stessa cosa accade in bicicletta. Quando vediamo un ciclista “bello“, sdraiato verso il basso con una schiena perfettamente curva il merito non va alla bici, al biomeccanico di turno… ma alla natura che gli ha donato un corpo ben proporzionato con una schiena senza problemi.
Maggiori informazioni sull’analisi biomeccanica
Postura in bici, un caso pratico
Vi voglio parlare di un caso capitato in Bici Lab un po’ di tempo fa: Marco, 32 anni, ciclista da poco.
Dall’analisi posturale con cui inizio il test vedo subito che ha una buona postura. Con qualche sbavatura nell’appoggio spontaneo (peso più a sx con assenza appoggio fascia plantare e dita a dx), ma quasi perfetto in appoggio a piedi uniti. Sintomo di una postura quasi perfetta con qualche imperfezione di atteggiamento posturale.
Dopodichè faccio il solito filmato in 5 posizioni differenti a cui applicherò a monitor le “verticali di Barrè“. Nell’acquisizione laterale vedo una schiena pressoché perfetta. Disegno la verticale sul terreno e vedo che glutei, scapole e capo sono perfettamente allineati tra loro. Le curve lombare, cifotica e cervicale sono assolutamente curve senza nessuna sbavatura. Allineamento antero-posteriore quindi pressoché perfetto.
Inizio così la parte di analisi in sella. Dopo aver affinato la posizione delle tacchette (devo dire poco dal momento che non aveva rotazioni in sella), passo alle coordinate della sella.
Troviamo la posizione più efficiente e per finire si analizza la posizione del manubrio.
Parto col mio iter di analisi che potete leggere anche nell’articolo relativo a come si svolge una visita biomeccanica.
- chi mi trovo davanti?
- che schiena ha?
- che tipo di ciclista è?
- corsaiolo o cicloturista?
- dov’è la posizione ottimale del manubrio?
- riesce a sostenerla?
- posso effettuare delle deroghe e portarlo più estremo o più prudente?
Qui inizia un percorso in discesa. Facile.
La schiena è perfetta, si stende perfettamente in avanti, il bacino ruota correttamente in avanti, è un ragazzo con ambizioni nelle Granfondo. Non mi rimane allora, partendo da una posizione prudente, di provare ad allungarlo e ad abbassarlo.
I pesi rimangono bilanciati correttamente ed i muscoli della parte alta del corpo rimangono rilassati.
Potete vedere nella foto come la schiena sia perfettamente curva senza nessuna interruzione e con un angolo del sacro a 61°, perfetto. Quando Marco andrà a tutta scivolando in avanti sulla sella, il busto si raccoglierà portando la schiena verso la bici, come Michele Bartoli.
A questo punto, finalizziamo l’assetto con un manubrio in posizione aggressiva (race). Riportiamo il tutto sulla sua bici e ne esce una bici quasi da “pro”. Senza spessori sotto alla pipa e con una pipa lunga. Una posizione esteticamente molto gradevole.
Merito mio? Assolutamente no. Merito della schiena di Marco.
Quello che voglio dirti oggi è appunto che la posizione in sella è frutto delle nostre attitudini e delle nostre caratteristiche. La maggior parte delle persone che vedo, per un motivo o per l’altro hanno una posizione più prudente: con qualche spessore sotto alla pipa e con una pipa più corta.
Non facciamoci prendere dallo sconforto. Se viene effettuato un ragionamento anche sui bilanciamenti dei pesi, e la bici rimane facilmente guidabile, avere un manubrio più alto e vicino è una questione meramente estetica.
Manteniamo sempre l’attenzione sul fatto che una posizione adeguata alle nostre caratteristiche ci permette di godere della bicicletta per più tempo, senza problemi. Questo è quello che conta.